“Guardatevi in giro e scegliete qualcuno attorno a voi, una persona, qualunque persona.
Quando vi daremo lo stop, avvicinatevi a quella persona e scoprite se è da quella che voi siete stati scelti”.
Era in piedi in mezzo agli altri, un viso tondo, capelli lisci e sfilati – nella penombra non avrei saputo dire il colore – attorno le spalle, morbida e sorridente, alle orecchie due piccoli acchiappasogni e io non ho mai amato i gingilli pacchiani ma quelli ballavano ai lati della sua bocca e sembravano assolvere alla funzione che il nome attribuiva loro.
Ci eravamo guardate subito e avevamo continuato fino alla fine del tempo.
Sapevo che anche lei aveva scelto me.
Non ho idea del motivo per cui io a quindici anni, arrogante e schiva, ignorante senza saperlo, mi sentissi così rapita dal sorriso largo di quella donna giovane e del tutto fuori dagli standard di interesse di qualunque adolescente rompipalle.
Perché lei e non il tizio con la barba e i libri che sbucavano dal tascapane sdrucito
lei e non l’universitaria con la cicca sull’orecchio
lei e non il belloccio dannatino poco più grande di me.
E lei mi guardava placida e accesa.
Perché poi, me?
“Fine”
“Ciao”
“Ciao”
“Ora ognuno racconti all’alto il perché della scelta”
Per qualche secondo nessuna delle due aveva cambiato espressione, io rapita, lei giocosa.
Poi avevo iniziato a parlare:
“Ti ho scelta perché sembri tanto materna anche se sei giovane, per gli acchiappasogni che di solito non mi piacciono e perché ci siamo guardate insieme e non abbiamo più smesso”
“Io ti ho scelta perché hai un sorriso aperto”
e dicendolo aveva spalancato il suo e i suoi occhi sembravano mezzelune di formaggino brillante.
Eravamo all’Arena del Sole, Bologna.
Non ho più partecipato a psicodrammi, né ricordo con particolare piacere il resto della serata.
Il tema era “Il Viaggio”, nell’accezione che preferisco: qualunque.
Sono passati circa 13 anni e l’unico ricordo distinto è quel viso – e il tossico della stazione che ci chiedeva sigarette al ritorno con gli amici -.
Chissà come sta.
A quel tempo avevo trovato così interessante la sua risposta, io che sorridevo abbastanza di rado, a lei avevo sorriso subito.
Ogni tanto mi torna in mente, oggi però la risposta alla quale mi fa più specie pensare, è la mia.
Mi era sfuggito questo post. Bello bello. Come la tua risposta (a soli 15 anni! Chapeau!) e la sua: io è anche così che ti immagino sai?
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In generale non sono molto sorridente, mi dicono che faccio paura di solito
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