Sono tornata a casa (secondo tentativo)

Quando torno nel mio paese, non lontano da dove abito, sto con Nonna T.

Nonna T, come tutte le nonne, ha come occupazione principale il nutrirmi.
Anzi, la sua occupazione principale sono i tornei di Burraco poi segue a ruota il mio becero ingrasso.

“Basta nonna, ho mangiato abbastanza grazie”
“Se non finisci quel poco di pasta rimasto sei una delinquente”

“Poco” sta per un etto e mezzo, vabé.

Nonna T, contrariamente alle altre nonne, terrorizza le mie amiche sin da quando ho iniziato ad averne, è veramente figa, si appropria appena può di miei trucchi o indumenti.

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La cosa che veramente di lei mi irrita però è che ogni volta
ogni singola volta
che torno a casa
parte la conta dei morti.

“Lo conoscevi Tale?”
“No”
“Dai, quello che la cugina di sua moglie è figlia del macellaio che stava in via Ugo Bassi che poi ha chiuso”
“Quando?”
“Trent’anni fa”
“Non lo conosco”
“Ma dai che sua nipote vive in America”
“Da quanto?”
“Saran quarant’anni”
“No”
“È morto”
“Eh, peccato”
“Infarto”
“…”
“Aveva 47 anni”
“Povero”
“Lavorava..”
“Nonna basta! Giuro che non so chi fosse!”

E così via.
Per ogni singolo trapassato.

Ora, ho fatto l’errore terribile di non tornare per venti giorni.
Scrivo mentre lei ancora parla e non so tra quanto finirà l’elenco dei caduti, ma mi sembra di essere in guerra.

24 pensieri su “Sono tornata a casa (secondo tentativo)

  1. Semplice. Vai a pozzetto in diretta, cala un burraco pulito – meglio se di assi -, attacca tre pinelle, chiudi scartando il suo burraco. Rimarrà tramortita. Poi vorrà la rivincita.

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  2. Ho una zia (in realtà zia di mio padre) che abitava molto vicino a me e quando ero un ragazzetto e i miei dovevano assentarsi lei si impuntava che dovevo andare a pranzo da lei. Era un piacere, si intende. Ma oggi non ci riuscirei più. Mi spiego: sapendo la mia passione per la pasta allo scoglio me ne preparava una scofanata incredibile, talmente buona che non riesco a dire quanto. Poi arrivava il secondo, solitamente carne con annessa tonnellata di patate fritte. Dulcis in fundo la sua super-brevettata torta di mele. Micro fettina per lei (mio zio non poteva mangiarla), un quarto di torta era la mia fetta ed il resto me lo impacchettava da portare a casa. Se per caso non riuscivo a finire qualcosa si faceva mogia mogia e commentava “non hai mangiato nulla”. Poi aggiungeva “la tu’ mamma mi dirà che ‘un t’ho dato da mangiare…”. Finito di mangiare rotolavo verso casa. Anzi, ruttolavo. 🙂

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