Come si è arrivati qui – P 10

Io e P ci eravamo infrattati a sorpresa quella sera, direi.

In parte, lo direi: è una di quelle persone che non mi ha lasciata indifferente dalla prima volta in cui ci ho parlato.

Anzi la seconda, visto che la prima era stata nella mia vecchia cucina l’anno precedente e la rimuovo così spesso che anche scrivendo la frase sopra in realtà mi riferivo alla scorsa estate.

È strano l’effetto che mi fa ripensare alla piazza di nove o dieci mesi fa. 

E ricordo molto bene la sensazione incompleta che avevo passando il tempo con lui all’inizio: era chiaro che ci fosse interesse reciproco ma non avrei saputo dire di che tipo, pensavo si trattasse di una di quelle intese indolore e nonostante sapessi a grandi linee che il suo stile di vita era diverso da quello degli altri nostri amici (anche i lavoratori di lunga data non hanno orari così vincolanti ed essendo per lo più dipendenti, ritmi meno cinesi) a volte sembrava di avere a che fare con un bimbo, per entusiasmi e testardia.

Cosa che ai miei occhi malati costituisce una condizione necessaria ad andare via di testa: mai piaciuta la gente pacata, tranquilla, lineare.

Ma poi, a chi la voglio dare a bere?, sapevo perfettamente che sarebbe stato un pasticcio gigante ma non avevo idea del punto da cui avrebbe preso il via e la cosa mi intrigava, mi intrigava moltissimo.

“Mi ricordo che una volta, fuori dal bar del CUS, ti ho vista e ho pensato che prima o poi io e te avremmo scopato”

mi ha detto poi lui, tempo fa.

Ma non mi ci vedevo con lui, non mi ci vedevo parlando e per questo ogni volta in cui mi saliva il pensiero partiva in automatico un “No.”;

non mi ci vedevo passeggiando, perché si capiva che è uno occupato tutto il tempo a pensare ad altro e non vede mai dove sei tu;

non mi ci vedevo ordinando da bere perché dopo averne parlato almeno in tre occasioni – “no, non bevo rum” – ancora mi chiedeva se ne volessi;

non mi ci vedevo con lui la sera in cui ci siamo baciati nella piazza lunga piena di gente e poi ancora lungo la strada verso il parcheggio – più volte senza vedermi in nessuna di quelle

in auto, mentre parcheggiava vicino a casa mia, 

camminando, verso il parchetto del sottomura, fino alle panche di pietra.

Poi

quando dopo mezz’ora passata a menarsi e baciarsi mi ha presa stretta e infilato le mani lungo la schiena, sotto la maglietta, è stato come se da sempre dovessero trovarsi lì.

Ad ogni modo: era il finire di un’estate noiosa, una sera fresca come altre mille

e mentre mi copriva nella penombra sui sedili abbassati dell’auto recuperata al preciso scopo, mi pareva che non avrei dovuto essere da nessun altra parte.

È successo altre volte poi, così: senza pensieri, due o tre.

Poco dopo – quasi subito – sono iniziate le rogne.

Orcoppio – fanculo P

Son così guasta che sbaglio le bestemmie censurate nelle chat con le amiche.

P a dieci giorni da un mio esame luuuunghissimo ha ben pensato di farmi l’unica cosa che non doveva fare.

Perché non ci ha pensato, era triste, è capitato.

(No non ha scopato con qualcun altra, ancora più patetico)

E io adesso non ho tempo per scrivere e sentirmi meglio, non ho voglia di fare altro che insultarlo, non ho modo di calmarmi.

Volevo scrivermi il promemoria perché – come avevo detto tempo fa – non è finita finché non ho finito di scriverla  quindi pare che quest’anno avrò di nuovo i temi per le vacanze.

Vaccini ma non solo, banale considerazione

  

MA-MA-GA-RI.

Tralasciando i volumi immensi di fiato sprecato a cercare di ragionare sul piano logico spiegando i perché dei vaccini a gente che rema contro SENZA NEANCHE SAPERE COS’È UN’IMMUNOGLOBULINA ORCODIO!, e ho già perso il filo del discorso.

Io ci lascio biete di fegato su ‘ste robe.

Dicevo, senza perdere tempo a parlare con chi capisce meno di un cazzo

educate

i vostri figli (o amici o parenti o sconosciuti al bar).

Non è vero che serve essere dottori di sticazzi per aver del buonsenso.

Le mie nonne collezionavano manifestazioni tumorali come io a sei anni sorprese kinder e grazie a 

costanti controlli

terapie seguite attentamente

razionalizzazione della paura

ce l’hanno sempre fatta.

Terza elementare e terza media rispettivamente, mai avuto il minimo dubbio che l’ospedale sapesse il fatto suo e la Vanna Marchi di turno pure, ma sulla pelle degli altri.

Che poi erano i tempi di quel coglione di Di Bella – occhio che i figli truffano ancora i disperati – di nostri lutti recenti, di debolezza.

Quei momenti in cui cedere alle false promesse – pagandole profumatamente – sarebbe stato facile, comprensibile, un’umana ricerca di conforto.

Le mie nonne, che son poi Nonna e Bisnonna (nuora e suocera rispettivamente, si sarebbero cavate gli occhi d’un volentieri che non potete capire), non ci sono sono mai cascate.

Cazzo, sono ancora al mondo e han quasi tutti i pezzi originali ancora!

Vabè, cosa c’entrano i vaccini con i truffatori a parte l’ovvia constatazione che si parla di stronzi e/o idioti?

Che la gente non è più educata all’avere paura.

La gente dall’età dei miei genitori in giù (50-60) non si è mai davvero cacata sotto.

Almeno, non per ragioni ambientali e ineluttabili: c’erano già farmaci a gogò nei loro ricordi, non c’erano vaiolo, poliomielite ecc, c’erano i vaccini.

La mia bisnonna è rimasta orfana nel 1915 causa Spagnola.

Si è puppata due guerre mondiali.

Sepolto marito e due figli (su due totali).

Per dire.

Mia nonna se n’è cuccata solo una di guerre mondiali ma ha avuto il suo bel spaccarsi la schiena e cacarsi sotto.

Loro, come chi le ha precedute e di poco seguite, sanno com’è.

Sanno come si vive quando un colpo di tosse può suonare da sentenza di morte, che prevenire è fondamentale perché la cura non è detto dia esito positivo.

Sanno com’è e sono sopravvissute bene.

A oggi nessuno vuol guardare in faccia la paura.

(Manco io eh).

E allora si va dietro a maniche di merde che promettono di non farti sentire mai o mai più paura

Non ti preoccupare: bicarbonato e il cancro ti passa, non starai male, non aver paura

Vaccini i tuoi figli? 
Non temi diventino autistici?
Evita, così non dovrai avere paura 

Sfruttare paure per soldi

Crearne di evitabili per esorcizzare il non sapere come vivere senza sforzarsi mai di accendere il cervello, inventare una missione per non sentirsi inadeguati.

Beh, i motivi sono molteplici, tutti molto umani e infatti molto stupidi.

La cosa che fa più vittime – sempre – (a parte le malattie infettive brutte) è l’ignoranza.

Esercitare il buonsenso, rimanere lucidi e avere paura è quello che ci tiene il cervello accesso, madonnaladra.

Quanto mi girano i coglioni

Nella mia personalissima esperienza non è il sonno della ragione a generare mostri: è il Veneto.

Analfabeti, leghisti, rugbisti e P.

Ho mandato gli screen della lite di ieri a Zia Gnocca e ha preso le difese di P – cuore di mamma – perché come Cuginetta, ha la maturità.  

 

No: non è un ’96, è che per tre motivi circa smise di andare a scuola – a metà della quinta e “con una media di tutto rispetto” diceva di lui 7 – per iniziare a lavorare e anche perché ha la testa dura come una colonna di tufo.

Dopo l’ennesimo molla della saga, non mi sono voluta imporre di non vederlo più per non dimenticare quanto sia coglione e quindi non ricaderci di faccia e sentimenti.

Funziona.

Comunque, lui si è sempre battuto le palle di essere rispettoso delle mie esigenze, tempistiche cazzi e ammazzi, troppo occupato a parlare di bicipiti con quei ritardati dei suoi amici.

Quindi 

caz

so.


Ricette un po’ punk

Io sono fissata con la colazione.

A pranzo posso pure biassare tonno al naturale scunzo e tristi fagioli bianchi che odio, il tutto mescolato a riso senza sale e pesto genovese

per cena è regolare che io bissi – a volte senza che abbia fatto nulla di così grave da meritarmelo – il pasto precedente

ma

lcolazione 

la
pretendo

seria

Altrimenti la giornata non parte.

Qualche volta la faccio al bar – pastesenzaglutine-dotato – ma preferisco farla a casa e oggi, presa ispirazione da un video in cui fanno la maialata con la Nutella, ho realizzato la mia versione – molto più sana – di zozzeria mattutina

1 Impasto per pancake in padella, quando inizia a far le bolle – quindi ad acquisire consistenza – aggiungere cioccolato  

2 Ricoprire con un altro po’ d’impasto  

 

3 Mandare questa foto a P così rosica (“io sto mangiando insalata invece”)  

 

4 Mettere questa su Fb, così rosicano tutti  

 

Impasto pancake:

quantita casuale farina bianca senza glutine 

quasi la stessa quantità di cui sopra ma di farina di grano saraceno 

una busta di lievito non vanigliato

una dose random di bicarbonato (la farina senza glutine se no lievita poco, se lo aggiungete ad un impasto normale immagino prenderà vita, cercherà di conquistare la città e dovremo chiamare gli Avengers) 

un uovo 

olio di semi

metà latte e metà acqua fino a che vi pare

Banali verità 

Quando si vuole prendere in contropiede qualche cagacazzo che attenta alla nostra tranquillità scassando l’anima con arroganza e sufficienza tipici di chi non vede a un palmo dal proprio naso

quando si vuole concludere una discussione dai toni acidi – anche laddove l’avessimo iniziata noi – che inizia a scivolarci tra le dita

quando è necessario terminare un alterco per evitare che si arrivi alle mani 

schiaffate all’avversario un manrovescio di incontrovertibile gentilezza

  

immagine dalla pagina FB “Commenti Memorabili”

ogni riferimento alle estremità degli arti superiori dedicato a Gianni Morandi, ormai incontrastato rappresentante di amabilità online.

Vaccini – Perché non ha senso discuterne

Non ha un cazzo di senso discutere di vaccini perché (serie limitata di moto in pausapaglia):

  1. Sono tra i farmaci più testati al mondo, casualmente testandoli – la commercializzazione di un farmaco è considerato l’ultimo step della ricerca – le malattie che contrastano, vanno scomparendo
  2. A non vaccinare i vostri minchiosissimi paffutelli rospi le spese le fanno i bambini, non i genitori 
  3. No, non è meglio prendere una malattia e guarire piuttosto che vaccinarsi, perché se si prende il morbillo – ad esempio – poi si guarisce, c’è comunque la possibilità che si annidi nel cervello e anche a distanza di anni provochi una cazzo di encefalite, non sempre letale ma spesso e comunque con altre conseguenze orribili 
  4. Chi non vaccina mette a rischio i bambini in età pre-vaccinale e se io avessi un figlio che muore perché un cazzo di hippie ignorante gli ha starnutito addosso, penso sarei legittimata ad ammazzarlo
  5. Imbecilli che leggono due facciate di stronzate su fb e pensano di conoscere sufficientemente argomenti su cui la gente si ammazza di studio per anni andrebbero interdetti dalla rete e dalla riproduzione perché così facendo fanno del male

Paglia finita, potrei andare avanti ma non ho tempo, poi si può pure parlare dei danni del fumo, ma n’altra volta.

Ah, goodmorning difterite in Spagna manica di genitori idioti che tanto amano il terzo mondo, l’ebola vi deve venire.

Rusticani 

– Ah comunque quelli che mi chiedevi, i rusticani, non capivo cosa intendessi perché noi li chiamiamo amole

– Ah sì?

– Sì, o pruni

– Non mi piace come nome

– Perché sono della stessa famiglia delle prugne..

– Vabbè che c’entra, pure io e mia zia siamo della stesse famiglia ma mica ci chiamiamo uguale 

– Questa cosa non ha senso!

(dai, un po’ sì)

  

“Era giusto così “

Esistono luoghi comuni che si usano per consolare chi ha avuto sfiga

era giusto così 

doveva andare così 

sarebbe comunque andata così 

Ah sì?

Così come?

Ma perché?

  

Checcazzo, non sono d’accordo.

Le cose possono andare in molti modi diversi.

Magari non esattamente come vogliamo, sicuramente esistono esiti più probabili piuttosto che altri, indubbiamente il sistema tende all’entropia.

Però insomma, stocazzo di fatalismo a me non non va giù.

Tutto questo per dire che non sta scritto da nessuna parte che dovesse andare così 

e convincersi che qualcosa fosse inevitabile forse è consolatorio però irreale

ma 

come numerose sono le possibilità che  le conclusioni escludono

lo sono altrettanto quelle che gli inizi aprono.

Come quelle robe di matematica che non ho mai saputo fare, in ogni situazione c’è più di una soluzione.

Fantasmi

Tanto tempo fa – avrò avuto quattordici anni – pistolando con il telecomando ero arrivata su Mtv mentre trasmettevano un cartone animato ambientato in un futuro distopico.

I disegni non parevano cupi, l’atmosfera sì.

Non ricordo il titolo del cartone – l’ho cercato e anche trovato, poi dimenticato ancora – ma la scena che mi è rimasta impressa sta ancora lì, registrata nel mio cervello, forse a togliere spazio a qualcosa di meglio.

Una ragazza bionda, capelli corti e pantaloncini beige, guardava un varco ad arco nelle mura lineari e pulite che avvolgevano la futuristica città.

Sapeva che di lì non si poteva uscire, non si doveva uscire.

Li fissava un giorno, poi quello dopo ancora e intanto la vita attorno scorreva ma lei non pensava che a oltrepassare quella soglia, tutto in silenzio.

Un giorno, armata di solo di coraggio che i disegni non mostravano e delle sue gambe, prende la rincorsa e si avvia ad attraversare la porta, il più velocemente possibile.

Nel momento esatto in cui il suo corpo piroettava svelto attraverso l’apertura, cavi agili e sottili comparivano per immobilizzarla e altrettanto improvvisamente bracci muniti di siringhe al termine le iniettavano anestetico nella carne.

Ultime, lame che turbinavano veloci comparivano per troncarle in due le cosce, subito sotto al punto dell’iniezione. 

 

La puntata finiva con lei che, accasciata contro ad un muro al margine di un campetto, fissava ragazzini che correvano giocando, mentre una voce fuori campo recitava una cosa del tipo 

È quello che non abbiamo a renderci diversi

Ecco, è così.