I è alta, bionda di un caschetto sfizioso.
Trentina come le mele luminose delle pubblicità si è tanto adoperata per raggiungere i propri obiettivi sorridendo, a dispetto di genitori – parecchio – disfunzionali, fratelli strani e di una costitutiva trasparente ingenuità che scompare quando si entra in un suo ambito di competenza: allora tira fuori le palle, ripone i suoi svolazzi spontanei e diventa seriosa.
Be ha lunghi capelli castani, un musetto da criceto tenero e la gioiosa tranquillità di chi non si è perso in domane inutili: ha costruito e portato a termine i suoi progetti, edificato una storia duratura con l’unico calciatore a modo del panorama italiano, attraversato fino ad oggi l’esistenza con un’attitudine che pare leggerezza a chi non conosce la malattia della madre la quale da anni – inesorabile – perde la sua mente, ogni giorno un altro po’.
E viene dalla Turchia e non aveva mai vissuto sola o all’estero.
Ha una testa piena di capelli castano chiaro anche se una piccola area è vuota dalla sera in cui, per colpa della polish vodka, in bagno è scaracollata scraniando e abbiamo dovuto chiamare l’ambulanza per farle dare qualche punto.
Beve come un lavandino, segue un dottorato in chimica e odia la biologia quasi quanto la sua vita nel luogo dal quale proviene;
ama i numeri, delle equazioni la cristallina ovvietà con la quale esprimono i propri contenuti.
Lei, con i suoi di contenuti, al momento non sa cosa fare.
I ha un bambino bellissimo, una di quelle fortunate coincidenze che si trascinano dietro incredibili difficoltà pur mantenendo il broncio innocente di chi non c’entra nulla.
Era innamorata di L, finché vivevano lontani: un tassello magico del castello di nostalgia costruito su quel casino di casa sua.
Le mancava tanto, quando viveva ancora qui.
Lui è biondo, sciocco e vanitoso, gradevole in dosi controllate ed è ignavo e vanesio e “è un bravo papà almeno” ma non è bravo a capire come sia lavorare a due ore da casa per passarne dodici dentro un ospedale, in un reparto prevalentemente maschile, tornare e trovare il disastro di caos e recriminazioni perché “non facciamo mai niente e ti lamenti sempre”.
Lui è una persona vuota e insulsa, forse un buon accessorio ma solo per quelle serate in cui si cerca il superfluo dettaglio trash.
Be sembra felice, da lei non si avranno altro che sorrisi.
Lavora da casa poi se ne va in giro a fianco di quel ragazzo così bello e gentile da sembrare disegnato in un giorno di buonumore.
Una volta si sono lasciati, per circa due ore, ma nessuno dei due riteneva sensato passare tutto quel tempo piangendo disperati.
Lui ha paura dei ragni e di stare senza di lei, lei lo salva dai ragni e ama i gatti – anche i cani – e decora discreta i momenti degli altri.
E a casa ha un ragazzo, non sa se si appartengano ancora e nemmeno sa se le appartenga l’esistenza fra la quale ha dichiaratamente scelto di mettere mezza Europa.
Qui ha provato cose nuove – cibo, persone, lavoro e pelle – e non sa cosa vuole o cosa sia giusto volere.
Non sa se quello che dovrebbe desiderare le piace ed è un bel disastro: la libertà di scegliere completamente come sbagliare apre voragini di timori e lava bollente e le isole sono incerte, così diverse dalle mattonelle su cui ci si metteva in salvo nei giochi da bambini.
I è bellissima e noncurante delle bruttezze, ride e incassa i colpi bassi e piange e si dispera e torna a ridere ancora.
Ride sempre con il suo bambino e le piacerebbe poter stare con lui in una casetta in campagna, fantastica su giornate al sole e prati per non ricordare che ha voluto intraprendere una strada accorgendosi tardi che – per forza di cose – non passa di lì.
Be scherza e dimentica forse, per qualche ora e intanto la sua mamma si dimentica di lei;
I mi scrive triste, poi rassetta la frangia e cammina sempre avanti fiduciosa dei passi con i quali ai suoi prati prima o poi arriverà;
E mi aspetta a casa, ride ai miei messaggi ma si trova al tavolo della cucina con quattro finkbrau vuote davanti, l’eye-liner spalmato fino alle orecchie e gli occhi gonfi, mille sigarette tra i polmoni e il cuore.