Posto che l’argomento immediatamente precedente – il matrimonio gay – non dovrebbe neanche essere discusso perché mi pare ovvio e scontato che sia sacrosanto diritto di chiunque sposarsi, accoppiarsi, innamorarsi con chi accidenti gli pare purché entrambe le parti siano vigili, consenzienti e non mostrino inclinazioni politiche di estrema destra
(ognuno ha i propri razzismi)
e che la Pubblica Amministrazione dovrebbe muoversi nei confronti delle esigenze dei cittadini anziché cagare il cazzo
(o almeno, così mi hanno detto alle superiori)
mi rendo conto che la questione delle adozioni omogenitoriali sia fisiologico muova certe corde dell’opinione pubblica.
Le corde vocali di chi dovrebbe attaccare il cervello prima di parlare.
In base al solito principio per il quale avere un intestino non rende gastroenterologi
essere parte di un nucleo familiare non rende onniscienti in materia.
Dato che l’Associazione Italiana Psicologi e la Pediatrician American Association – e un sacco di altri enti specializzati in giro per il globo che non sto ad elencare perché sono tutti concordi – hanno statisticamente rilevato che i bambini cresciuti da coppie omogenitoriali stanno uguale-uguale a quelli cresciuti dalle coppie etero
perché non sono i genitali dei genitori che rendono tale una famiglia
mi chiedo che cazzo ci sia ancora da stare a rompere i coglioni.
Estensioni e puntualizzazioni:
1 – La statistica non inventa: può essere utilizzata in modo fraudolento per mostrare correlazioni inesistenti, come questo sito che fa straridere chiarisce 
(Variazione dei valori dell’età di Miss America accoppiati alla variazione del numero di omicidi con vapori caldi ed oggetti bollenti, credo.. quello che fanno gli antivaccinisti)
ma nel caso delle famiglie omogenitoriali è emerso senza ombra di dubbio che i parametri su cui si valuta il benessere del minore non c’azzeccano una minchia con le patate o le carote e il loro assortimento nelle mutande parentali
2 – qualunque altro aspetto di vita di una famiglia nei limiti delle leggi imposte dallo stato, non sono affari altrui.

(poi vi parlerò dell’ossessione per i lego del mio coinquilino)