Ho scritto altrove, perché a scrivere di te
mi tremano le gambe.
Un poco, anche lì.
Ho scritto altrove perché ci sono tante cose da dire, prima di arrivare a te.
Ho scritto altrove perché poi non è che c’entri dappertutto e – da queste parti – un centinaio di matasse annodate sono gradi è importanti, più importanti di me.
Ho scritto su tantissime pagine bianche e per finire di riempirle mi serve pensare, ricordare e chiedere per mettere assieme pezzi in cui c’ero anch’io, senza sapere di essere guardata.
Ho scritto altrove perché in sostanza sono fatti miei, sono fatti loro e quello che è nostro si trova in guazzabugli mescolati, presenti e passati, più tutto un paciugo di altre rime scontate.
Quello che è nostro sta lì, aspetta di essere preparato. Tu, tutto il resto – per quanto lo sogni, lo pensi – si trova in un misto di nebbie e passato.