Com’è andato il primo video

Prima che mi scordi, questo è il link al secondo video.

Le reazioni al primo sono state molte più di quante mi sarei aspettata:

in diversi mi hanno raccontato la loro esperienza e ho chiesto il permesso per parlarne in futuro: per quanto scomoda, la mia vicende è estremamente più semplice di quella di troppi altri

e ho avuto il privilegio di ogni occasione per tentativi di ripresa che mi sia servita.

Poi c’è tutto il discorso che, per una serie di ragioni, io posso sentirmi a mio agio nel parlarne

altri no, sia perché la loro condizione clinica non è comoda per niente, sia perché troppo spaventosa o dolorosa l’idea di sottoporsi al giudizio degli altri.

Tutti sentimenti assolutamente rispettabili e motivati, per questo mi pare il caso che chi – come me – è nella condizione di farlo, dovrebbe adoperarsi un po’ e tentare di diluire questo senso di diffidenza e scoramento che accompagna l’argomento.

Mi è capitato di triggerare un paio di persone, che si sono sentite punte da come ho posto la questione, in qualche post sparso per la rete

ci siamo messi a posto in due minuti, nessun problema, ma lo sforzo di scegliere le parole è abbastanza… imponente.

Io capisco molto bene le persone (il più delle volte) quando le ho di fronte però. Difficile regolarsi mentre ci si sente idioti fissando un cellulare di traverso.

Ma va bene, anzi: benissimo. È così che si impara, solo che mi spiace non poter dire tutto insieme perché molte delle osservazioni o commenti che ho ricevuto – in privato soprattutto – sono cose di cui a mia volta sono convinta

ma non potendo fare un kolossal dei pipponi, verranno fuori mano a mano.

La cosa più soddisfacente è stato vedere che – esattamente come al bar – sono tanti ad aver voglia di parlare di salute della mente, di ricerca del benessere e anche di psichiatra e psicoterapeuta.

La cosa che mi sta facendo più impressione è che YouTube Italia non mi sta suggerendo video simili e temo significhi che non ce ne sono.

Mi spiego:

per tenere vivo l’Inglese (e anche perché sono pochi i video interessanti in Italiano che ho incrociato nel tempo) sono abituata a seguire canali stranieri.

In inglese c’è di tutto: trash, didattico, brillante, formativo, informativo, racconti e così via.

Pensavo che la carestia di video interessanti dal nostro Paese, fosse più che altro una questione di algoritmo: il sito sa che io guardo certe cose in una certa lingua e mi mostra quelle, supponevo.

Invece… nonostante con l’account che sto usando io guardi per lo più video nostrani… non mi arrivano grandi suggerimenti. Qualche grosso, grossissimo canale (Breaking Italy, Montimagno, Bressanini quando pubblica, Butac, Tia Taylor che però fa video in inglese perché americana trapiantata….) e il resto sono pettegolezzi e bisticci.

Al momento la cosa mi deprime parecchio, spero sia solo una mia percezione fuorviata.

Vedremo cosa succederà con i prossimi, nel frattempo ho chiesto a una psichiatra (diventata cara amica in quanto mamma di un’amica storica) di fare aperitivo per carpire qualche suggerimento e chiedere un paio di dritte.

Visti i gravi problemi che affliggono la mia capacità di “montaggio“, forse sarebbe il caso di pagare da bere anche a un videomaker

FUNFACT: non posso modificare l’immagine statica del video

e la cosa già inizia a risultare… interessante!

(E INGUARDABILE!)

13 pensieri su “Com’è andato il primo video

    • Oh se è così è una figata! 😍

      Mi pareva ci volesse un numero minimo di subscribers! Magari le cose sono cambiate nel frattempo, intanto grazie!

      Sono curiosa, quando avrai più tempo, di sapere cosa pensi!

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      • Si tranquillizzi, c’è un sacco di gente prima di lei che dovrebbe vergognarsi di ciò che mette nei blog. Interessanti considerazioni, ma c’è un punto che mi lascia perplessa: è così importante l’equilibrio, per lei? A me questo mondo in cui si cerca di trovare un rimedio ad ogni minimo cedimento “strutturale” inquieta non poco: hai l’influenza? Fai il vaccino. Hai mal di testa? Eccoti una bella pillola. Rischi di ammalarti? Nessun problema, c’è una bella campagna di screening per ogni organo. Questa reazione scontata di causa/effetto “sto male – vado dallo specialista – starò sicuramente meglio”, almeno per quanto mi riguarda, non è facilmente riscontrabile nella realtà. Spesso, andare dallo specialista, significa fare inutilmente il giro delle sette chiese. Inoltre non mi piace questo scomporre in pezzi la persona, ognuno dei quali ha uno specialista a disposizione: la trovo una visione vecchia e sorpassata. Sono profondamente convinta che il bravo medico sia quello che esamina la situazione a 360 gradi; purtroppo, l’orientamento della medicina degli ultimi decenni ha portato ad un eccesso di specializzazione che fa perdere di vista l’insieme generale. Oggi, fortunatamente, le nuove conoscenze sulle malattie autoimmuni costringono a rivoluzionare la visione sempre più ristretta e specialistica di un tempo: il futuro è il medico che valuta la tua situazione alla luce di molteplici fattori, sociali, ambientali, familiari, fisici e psicologici.traduzione: nel futuro, lo specialista non esisterà più. Per me, eh.

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      • Allora, con ordine:

        l’equilibrio è importante (visione personale) nel momento in cui mina il benessere dell’individuo. Non qualcosa da imporre ma da rendere disponibile. Ho visto tanta gente oltre a me, non averlo. Non è bello.

        Vero il problema del giro delle sette chiese e non dovrebbe essere così.

        Sullo scomporre la persona… dipende dalla storia della nostra Medicina che nasce così come la conosciamo sul 1900 circa (prima erano cacate magiche)

        e nasce in risposta a grandi epidemie (quindi la nostra farmacologia è di altissima qualità perché era un settore necessario) e alle grandi guerre (di qui l’eccellenza della nostra chirurgia).

        Sull’olistico (individuo nella sua interezza) vanno forte in Medio Oriente (ho scelto infatti un medico di base iraniano).

        Un medico solo è impossibile sappia tutto e per tenere le fila dovrebbe esserci il medico di base, figura sempre più difficile da trovare valida. Questo è un gran problema.

        Però il futuro è specialistico per forza: un problema immunitario poco ha a che fare con un problema meccanico o cerebrale, finché i piani non si sovrappongono.

        I miei professori dicono che il futuro è il lavoro d’equipe 🙂

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  1. Grazie della dritta, mi sceglierò un medico mediorientale, visto che il mio va in pensione a fine anno. Avevo dimenticato che studiava medicina. Sarà senz’altro un bravo medico, me lo sento. Quanto al lavoro d’equipe è bellissimo, in teoria, ma nell’Italia dei “baroni” circondati da una miriade di leccapiedi sembra un miraggio.

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  2. Mio papà è neurologo, mia zia psichiatra, mia mamma psicologa e mia sorella neuropsichiatra infantile.
    Ma forse la più sana di mente della famiglia sono io!😜
    Solo per dirti che c’è chi sta peggio di te.
    Un abbraccio
    V

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  3. Ho visto i due video a distanza di settimane uno dall’altro. A parte i complimenti per i contenuti e per la chiarezza, mi sembra tu ti impadronisca sempre di più e sempre meglio del mezzo, brava!
    Uno dei libri che ho in sospeso di leggere è il piccolo “the brain: a very short introduction” che fa parte della bellissima collana della oxford university press. Magari potresti inserire un piccolo spazio finale con consigli di lettura, butto lì l’idea :). Brava ancora!!

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