Dissipazioni Amorose

Quando sei ragazzino, la lingua che usi per parlare d’amore è totalitaria e definitiva.

Qualunque gesto non contemplato dal tuo dizionario non deve esistere, è un errore, l’imperdonabile sbavatura di un compagno di giochi impreparato.

Non esistono incomprensioni: solo tradimenti, quasi peggiori se verso principi;

ogni convinzione è scolpita nella roccia, perché serve un appiglio incrollabile che trattenga a galla durante la tempesta di amori, fantasmi umori e ormoni, che non lasci affondare in un oceano disperato e soffocante.

Oggi, il massimo di energie che sono disposta a spendere in una discussione puramente sentimentale è: “Sisi va bene, taci”

specie perché gran parte delle cose che si dicono, contano un cazzo.

Parla quello che scegli di fare, il resto è un sottofondo più o meno divertente, più o meno interessante.

Se lo avessi saputo prima, quanto profondamente è enorme e sprecata l’energia spesa a pensare parole, mantenerle fedeli e risucchiare dall’altro la stessa ortodossia

avrei mandato a fanculo tutto e forse vinto un Nobel.

Ma non è vero: ognuno ha passatempi di merda. C’è chi si gonfia i muscoli in palestra e chi si gonfia cuore, stomaco, palle e testa e non è che una cosa abbia più senso dell’altra.

Dialogo tra me e me

“Quindi?! Hai passato la tua balena bianca!”

“Sì…”

“Beh non sei contenta?!”

“No… cioè sì… nel senso: passare un esame non è che mi abbia mai fatta contenta”

“Vabé ma questo…!”

“Sì… è che ancora non mi sembra vero. E poi sono un po’ triste: è come se fosse finita un’era”

“Un’era buia”

“Sì, ma comunque… è come se tutto fosse finito”

“Vabé, comunque hai gli altri esami da fare e poi la laurea!”

“Sì… ma non è la stessa cosa”.

(l’immagine è un richiamo sottile)

L’Infinito

Ho sentito chiamare il mondo, l’esterno da noi, “l’Infinito”.

Che strano: a me sembra tanto piccolo e ripetitivo, da non poter condividere neanche una frazione di questa definizione

mica per l’esterno – hai voglia, a definirlo -, solo perché può esserci qualunque cosa là fuori

ma noi siamo vicoli ciechi, piccole parentesi tonde capaci di gonfiarsi come palloncini da valvole standardizzate, fino a un volume massimo.

Se esiste qualcosa di infinito, noi non l’abbiamo mai visto
né siamo fatti per riuscirci.