Di mal di pancia e sproni – filastrocca motivazionale per depressi

Quando il cervello – ‘sto maledetto

ti blocca, impedendo di alzarsi dal letto

vanno chiamati a rapporto i rinforzi

prima che il poco di spinta si smorzi.

Intestardirsi davanti a un muro

non porta a nulla: lo so di sicuro

bisogna lasciare spazio alla mente

che torni ad andare, appena si sente.

Allora scrivo agli amici più stretti

che ben conoscono ormai i miei difetti

mi sparano fuori due o tre bestemmioni

“forza dioca*e, tira fuori i coglioni!”

e il più delle volte riparte il neurone

come – percossa – una televisione.

Mi alzo e lo sbalzo mi porta lontano

petardi nel culo non fanno aeroplano

ma possono spingere chiappe pesanti

che sole faticano ad andare avanti.

Il più delle volte è sufficiente

farsi insultare un po’ dalla gente

(quando ormai si è già guariti

mentre è diverso da troppo feriti)

per riavviarsi con più convinzione

è sempre utile ci siano persone.

Quindi isolarsi è una pessima idea

non va subita come marea

il sentirsi di merda può capitare

serve e bisogna, farsi aiutare.

Se si sta molto male non fa differenza

ma con gli amici è diverso, che senza.

E mandate affanculo i poveretti

che vi fanno sentire soli e reietti

Lasciate indietro chi vi urta e vi spegne

la vostra famiglia è chi a voi ci tiene.

Il punto delle storie

Il punto delle storie, inteso come centro, non so quale sia: ho sempre avuto una mira di merda.
Lanciavo un accendino all’amico di fronte, colpivo un ignaro passate tre vicoli più in là
lo stesso con gli accidenti
incidenti
male ai denti.

Ero di quelle, un po’ sfigate, che di puntini di sospensione preferiva usarne due.. perché dopo il terzo la frase è finita e va la maiuscola, giusto?
Non mi piacciono le maiuscole, mai stata sicura di aver finito una frase, un pensiero, una fase. Non sono sicura.
Lasciatemi stare
a porte spalancate
a poste mai inviate
che a me piacciono i termini scaduti, addii non pervenuti, i trapassati andati.

Ho cinque voci in testa, almeno.
Sono tutte mie, e anche a cranio pieno, ci sono buchi in testa
lo spazio che, se resta, nella ressa, ti fa passare avanti
schivare tra gli astanti chi mette un punto fermo.

Mi fa schifo l’inverno, col buio dentro e fuori
se cado tra i colori, mi sento più tranquilla
se tutto fuori brilla, almeno ho qualche luce
se il clima le produce, io vedo e sbaglio meglio
le scelte fatte a raglio, saltelli e asinate
un mare di merdate, disposte tutte a cazzo
e vie infilate a razzo, finendo la benzina.

Sì: sono una cretina.

Come mi manchi?

Mi manchi.
Come una molletta quando il ciuffo va negli occhi.
Come la crema viso col vento in inverno;
Come l’aria avanzata di quando ti interrompono mentre sospiri;
Come il filo interdentale se la scatolina è caduta dietro alla lavatrice;

E che scrivo dal bagno
Perché mi mancheresti come il sesamo tostato
Se fossi in cucina;
Come il coltello affilato
Quello che ho rotto stamattina.

Mi manchi come una mano che avresti voglia di prendere quando nelle mezze stagioni l’aria sa come l’acqua in montagna.
Mi manchi a pezzettini
Più o meno
Ogni due minuti.