Sono stata a trovare Ine, ex coinquilina tenerella, dottoressa, con un bimbo bellissimo e il corpo di una hostess svedese; peccato che sia pieno di ossa rotte.
Ho iniziato a scrivere dei due giorni passati con lei, ma è complicato, perché abbiamo tanto parlato e – per lo più – di cose orribili, perché orribili sono stati i suoi anni con Quellolà.
Mentre parlava di quello che aveva subito, dal continuo essere sminuita, non considerata né amata, criticata per i sentimenti più basilari (“Ho capito che ieri è morta tua nonna, ma che due coglioni tornare a casa con te che piangi”), tradita e mi fermo (perché sono cazzi suoi e perché potrei andare avanti ore)
cercando di razionalizzare, le ho detto: “Quellolà è talmente coglione che non lo faceva magari nemmeno per farti male. È che non gliene fregava un cazzo”
e anche se non era quello che intendevo, sentivo strisciare nelle mie parole un’indesiderata vena di giustificazione, o almeno di spiegazione.
Ora che è trascorsa quasi intera una settimana da quei due giorni là, e ho badato di digerire solo il pallido racconto del guano in cui lui l’ha fatta stare, ho bisogno di ritrattare.
Perché non c’entra una minchia che lui l’abbia fatto deliberatamente o no: come ci comportiamo è una nostra responsabilità.
E lui le ha gocciolato addosso, giorno dopo giorno, sera dopo sera, sputi di disprezzo.
Non era mai abbastanza bella, abbastanza allegra, abbastanza disponibile. Non era mai abbastanza.
Ci ha provato di demolirla, per anni. E non ce l’ha fatta perché Quellolà rimane una mezza sega, uno di quelli che nemmeno con ogni risorsa a loro disposizione saprebbero atterrarti.
Era lei, che desidera tanto una famiglia, a prostrarsi. Lui non l’avrebbe scalfita di lontano, se lei non gli avesse guidato la mano.
Ma non è abbastanza; mica lei: non è abbastanza che lei fosse disposta a incassare
non è abbastanza che lui sia meno intelligente
non è abbastanza che il figlio fosse stato un “incidente”.
Niente di tutto questo, né di tutto il resto, è abbastanza.
Mi manca ancora un po’, per processare quei racconti e arrivare alla fine del mio filo del pensiero. Adesso si blocca su un nodo, che per quanto mi riguarda, è tutto odio.