Aspettative socio-sentimentali in un momento di misantropia hardcore

Io non voglio uscire quando ho zero voglia senza che mi scrivano in quattro o mi chiamino.
Detesto il suono del cellulare e vorrei doverlo sentire solo per emergenze
quindi
mai.

Non voglio rendere conto a nessuno su:
cosa sto facendo
com’è andata la giornata
come sto
cos’ho mangiato
com’era il film
.

A proposito: a me non piace guardare film se non occasionalmente quindi non ho la minima intenzione di affrontare più di una “serata-film” ogni due mesi che sia al cinema o in casa, su supporti quali schermo del PC, del televisore o parete di un salotto (il coinquilino di un amico possiede un fighissimo proiettore).

Quando non ho voglia di lavarmi, pazienza: non uscirò né ospiterò chicchessia, eccezion fatta per gravi crisi esistenziali, lutti o fughe dalla polizia.

Non mi piace mangiare con altre persone, a me piace mangiare davanti a qualche telefilm, il più stupido possibile e in lingua originale.
Odio il doppiaggio e da quando ho imparato a leggere il labiale dei personaggi tollero i dialoghi tradotti solo se l’interprete è muto (parlo di Switched At Birth).
Cartoni animati compresi.

Grey’s Anatomy fa schifo, è un Beautiful ambientato all’ospedale e depenno dalla lista delle conoscenze gradevoli chiunque cerchi di convincermi a guardarlo.
Guardo solo i telefilm che decido di guardare, raramente seguo consigli a riguardo e – nel caso – detesto le insistenti richieste di feedback in proposito.
Tanto non li ho guardati, fatevene una ragione.

Se esco con qualcuno mi serve molta più confidenza per una cena che per del sesso orale.
La prossima volta in cui mi sentirò a mio agio con qualcuno al ristorante credo significherà che sarò pronta per sposarlo.
Che lo voglia o meno.

No, scherzo: sono troppo egocentrica, appena mi sento poco considerata vivo una transitoria fase di reconquista seguita – dopo un lasso di tempo che varia da cinque minuti a due settimane – da una di perfettoaddioamaipiù così definitiva che l’ultimo messaggio dovrebbe essere officiato nella cappella del cimitero.

Non fosse che non sono credente.
Non esco con i credenti, ho pochi amici credenti e con quelli che ho non si parla di religione perché la mia posizione è inflessibile: quando non si ha la risposta ad una domanda inventarla è una cazzata – salvo in campo scolastico – e per me la religione va al passo con Babbo Natale e La Cicogna (o Il Cavolo per i vegani).

Non amo le effusioni in pubblico, tocco una gamma di persone ormai vasta ma solo per colpa del rugby – comunque selezionatissima se sono sobria – e perché mai dovrei stringere la mano a qualcuno che non conosco?
E se poi è grillino?
Scusa, sei un idiota, ritiro il piacere di conoscerti“.

E potrei andare avanti ore ma il cellulare sta per spegnersi e ho zero cazzi di recuperare il caricabatterie.

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Quindi direi che è meglio se stasera non esco.
Sgrunt.

Ordinarietà di sabato

“Guarda, capisco le offerte, ma ti impedisco di comprare altro pollo finché non avrai finito almeno il 50% di quello che c’è in freezer.
Il fondo del freezer è una periferia inesplorata – un po’ come la tua borsa – ma ho già visto due cosciotti solo aprendo e buttando l’occhio”

Char non capisce il mio monotematismo alimentare, né come sia possibile che io abbia cercato per due giorni le chiavi – e mi sia fatta ospitare a casa di un amico pensando di non averle con me mentre tornavo a casa alle due di notte per poi trovarmi a guardare Batman e Robin con tre energumeni al grido di: “Oooh, i bei film come li facevano una volta. Delle cacate incredibili” – e poi fossero nella mia borsa.
Che avevo con me in quei due giorni.
E le ha trovate lei quando ho scordato la borsa a casa eh, manco io.

Ma mi trova la chiavi e vigila sul fatto che non mi venga lo scorbuto.
Ah, le coinquiline pugliesi.