Una fila di “Chissà”

B ed E aspettano di conoscere le loro sorti lunedì, all’ecografia programmata improvvisamente, dopo un’apparentemente incoraggiante esito di risonanza magnetica.

Non sanno cosa aspettarsi e non posso aiutarli.

Una fastidiosa influenza mi ha svalvolata per tutta la settimana e sono indietro su più fronti rispetto al mio solito, ma va tutto bene lo stesso.

L’altro giorno, uno dei tre passati con Alck, giusto lui mi telefona da supermercato:

“Adesso rovinerò la mia sorpresa romantica per S. Valentino

ho riso, perché non sapevo dove volesse andare a parare, ma sicuro non sul romanticismo.

“Vai, dimmi”

“A casa ci sono la paprika e il resto che serve? Ti ho preso le costine…”

che sono la nostra schifezza preferita.

Così è tornato e, il giorno successivo, le abbiamo messe in lavorazione per una serata lurida.

Non sono stata molto brava con Alck in questi giorni: tra il mal di testa costante e la mancanza di sonno ad alimentarlo – perché lui si agita come un’anima in pena di notte, e io mi sveglio definitivamente – ero arrabbiata per il non riuscire a essere produttiva come devo.

Lo avevo scritto, che avrei necessitato di promemoria.

Comunque, se n’è accennato e a posto. Alck è meno incline di me, a parlare di come si sente.

Il resto è andato liscio.

Giovedì, subito prima d’iniziare la cena, ho guardato il tavolo.

Cuccioli, salse, birra e vino rosso, una sparuta rappresentanza di broccoli e funghi al forno, patate fritte e formaggio.

“Ma guarda qua! Facciamo schifo… guarda ‘sto tavolo!” ho detto io.

Lui ha frugato la zona non apparecchiata, aggiungendo “… vuoi anche un Mars?”

Tra alti (soprattutto i trigliceridi) e bassi, va tutto come deve.

La cosa che ora mi preoccupa di più, è che Alck questa settimana, inizia in un nuovo posto di lavoro.

Quello che era di suo padre.

Sono sicura che andrà bene, ma sono altrettanto sicura del fatto che non ne parlerà quanto vorrei.

Vabbè, siamo qua lo stesso.

(Questa l’abbiamo fatta da mandare a un’amica, ex collega di Alck. La farò incorniciare).

Sdoganare piselli – cose che avrei voluto sapere

Qualche settimana fa, nel mezzo di una chiacchierata su Messenger, la mia vecchia amica Giò ha inviato uno dei messaggi più teneri che abbia mai ricevuto.

Glo

Devo ammetterlo: mi ha un po’ commossa.

Primo: è impressionante il fatto che ancora lo ricordi, considerato che parliamo di almeno-almeno 18 anni fa;
secondo, anche io ricordo la stessa chiacchierata, che inaugurò formalmente una fase particolarmente sgradevole della mia vita: la fila di menzogne.

Per tutta l’esistenza, mi ero acrobaticamente destreggiata a sopravvivere in una casa dove quattro persone diverse si urlavano addosso e urlavano addosso a me,
tutto 
e il contrario di tutto.

I bambini non hanno bisogno di tante parole, hanno solo bisogno che quelle che sentono corrispondano alla realtà;
quando realtà e parole cozzano, è un casino: una giungla ostile e tu non capisci dove sei, né con chi.

La Commedia dell’Arte di cui ero comparsa, aveva numerosi punti in comune con molte – troppe – altre case italiane:

il sesso è sporco e sbagliato 
voler far sesso è sbagliato e tu fai cagare per il solo averlo pensato
il genere maschile è composto da una mandria di zombie con rotoli di peli di cazzo al posto del cervello che non sono interessati ad altro che a usarti;
contraccettivi sono cose che conoscono solo le sporche puttane che fanno sesso prima del matrimonio;
se torni a casa incinta la tua vita e quella di tutta la famiglia è finita e l’artefice sei tu (come se non avessi già fatto abbastanza).

cose così.

Tipica, vincente, tattica
applicata nelle famiglie in cui si sono verificate gravidanze indesiderate,
e negli Anni di Piombo:
la Strategia del Terrore.

Quando una volta, tanto tempo fa, mi trovai di fronte alla prima vera occasione di contatto fisico, la prima cosa che feci fu mentire: gli dissi che – anche se non molto – qualcosa avevo già fatto.
Il ragazzo con cui persi la verginità, non ha mai saputo di essere stato anche il mio primo, vero bacio.
L’intimità con un’altra persona era da un lato una cosa che volevo, dall’altro un orribile tradimento alla mia famiglia;
un’esperienza da dividere con qualcuno che amavo, e una cosa che mi avrebbe sporcata per sempre, per cui ogni familiare non mi avrebbe più guardata in faccia;

sarebbe stato scegliere quella cosa disgustosavergognosa, fatta per persone deboli, incapaci di controllare i propri impulsi più bassi, sopra la propria famiglia.

Era chiedermi troppo, l’essere del tutto sincera. Avevo troppa paura.

E adesso bestemmio, e lo faccio nel mio dialetto: dio-bròt-boia

non fate MAI una cosa del genere alle vostre figlie.

Alla fine, non scelsi io per me: scelsero i miei ormoni
(mentre i miei neuroni, ancora se la combattono con una certa brutalità)

e il sesso era strano, nuovo, e francamente… non tutto ‘sto problema.

Non penso alle abilità di uno o dell’altro – che sono arrivate dopo un po’ – ma proprio in relazione al fenomeno: non c’era alcun terribile evento, ad attendermi dopo aver perso la verginità;
sotto alle mutande di lui non c’era niente di strano, dando per scontata la curiosa anatomia dell’organo riproduttivo maschile

alf

Ripensandoci, mi sono chiesta se – in fondo – non fosse, colpa loro.

Erano anni in cui si sceglieva se affondare o restare a galla: c’era poco tempo da dedicare ai più piccoli e si cercava di rendere più efficace e incisivo il messaggio, col minore dispendio energetico possibile.

Ripensandoci meglio, ho pensato: CAZZATE.

C’era gente messa uguale, che ha risparmiato anni di terrorismo psicologico e senso di colpa ai figli. E se i miei lo avevano imparato, perché a propria volta gli era stato insegnato così, potevano accendere il cazzo di cervello.

Il fatto è che, più ripenso a queste cose, più rinforzo due effetti:

da un lato, mi sento meglio. Instabile, confusa, ma meglio;

dall’altro, man mano, perdo gradualmente ogni tipo d’interesse verso i miei familiari, parametro rispetto al quale mi ero sempre – involontariamente – definita.

Chissà poi perché, considerato che esistevo nella misura in cui facevo qualcosa che andasse bene a loro e stop.

E seguo questo processo accadere, con tutte le loro espressioni stranite e incomprensioni del caso, come fosse una cosa triste in sé, ma troppo lontana per riguardarmi.

Mi interessano sempre meno… ed è strano e inaspettato, come quei calzini fatta a guanti per le dita dei piedi. Anzi: meno d’impatto, non è brutto e non dà fastidio.

Oh beh, sarà che succede così a sentirsi dare della puttana per 15 anni.

Juventus-Real Madrid: sticazzi

Cose di cui ti accorgi quando – da spettatrice di solo rugby – guardi una partita di calcio, e la gente che la guarda:

1- i tifosi di calcio, si lamentano quando uno della loro squadra, non si lamenta per essere stato sfiorato

2- i calciatori sono secchini

3- ci credo che basti un soffio di vento a stenderli, se quando cadono in avanti scelgono brillantemente di piegare il ginocchio e piantarlo in campo;

si possono dire tante cose brutte dei rugbisti, ma almeno loro ci sono arrivati, a cadere come si deve

4- i commentatori del calcio non sono in grado di usare gli accenti, nonostante non siano veneti

5- il calcio è un gioco molto poco etero

6- al 30’, gente che calcia compulsivamente un pallone, ha già esaurito ogni attrattiva

7- un tizio è in terra che ha male, e da sdraiato sbatte i piedini sul campo. Quando hai male davvero, non ce la fai a ballare il tip tap in orizzontale

8- a cosa serve Chiellini?

9- alla moglie dell’Elkann che non pippa, donerebbe un po’ di fondotinta

10- quando un calciatore rotola a terra per aver ricevuto un colpo, la parte del corpo che si tiene, raramente corrisponde a quella davvero colpita

11- il Real Madrid è più forte della Juventus, ma gli italiani hanno i parrucchieri più sciantosi

12- i calzettoni della Juve paiono a compressione graduata

13- quando sai che perderai, da bravo tifoso, inizi a parlar male degli avversari per cose che non c’entrano un cazzo

14- Cristiano Ronaldo un giorno avrà l’aspetto che oggi ha Emilio Fede

15- per fortuna a bordo campo c’è quel manzo di Zidane.

Adozioni omogenitoriali, checcazzo

Posto che l’argomento immediatamente precedente – il matrimonio gay – non dovrebbe neanche essere discusso perché mi pare ovvio e scontato che sia sacrosanto diritto di chiunque sposarsiaccoppiarsiinnamorarsi con chi accidenti gli pare purché entrambe le parti siano vigili, consenzienti e non mostrino inclinazioni politiche di estrema destra
(ognuno ha i propri razzismi)
e che la Pubblica Amministrazione dovrebbe muoversi nei confronti delle esigenze dei cittadini anziché cagare il cazzo
(o almeno, così mi hanno detto alle superiori)
mi rendo conto che la questione delle adozioni omogenitoriali sia fisiologico muova certe corde dell’opinione pubblica.

Le corde vocali di chi dovrebbe attaccare il cervello prima di parlare.

In base al solito principio per il quale avere un intestino non rende gastroenterologi
essere parte di un nucleo familiare non rende onniscienti in materia.

Dato che l’Associazione Italiana Psicologi e la Pediatrician American Association – e un sacco di altri enti specializzati in giro per il globo che non sto ad elencare perché sono tutti concordi – hanno statisticamente rilevato che i bambini cresciuti da coppie omogenitoriali stanno uguale-uguale a quelli cresciuti dalle coppie etero

perché non sono i genitali dei genitori che rendono tale una famiglia

mi chiedo che cazzo ci sia ancora da stare a rompere i coglioni.

Estensioni e puntualizzazioni:

1 – La statistica  non inventa: può essere utilizzata in modo fraudolento per mostrare correlazioni inesistenti, come questo sito che fa straridere chiarisce miss america
(Variazione dei valori dell’età di Miss America accoppiati alla variazione del numero di omicidi con vapori caldi ed oggetti bollenti, credo.. quello che fanno gli antivaccinisti)
ma nel caso delle famiglie omogenitoriali è emerso senza ombra di dubbio che i parametri su cui si valuta il benessere del minore non c’azzeccano una minchia con le patate o le carote e il loro assortimento nelle mutande parentali

2 – qualunque altro aspetto di vita di una famiglia nei limiti delle leggi imposte dallo stato, non sono affari altrui.

lego

(poi vi parlerò dell’ossessione per i lego del mio coinquilino)