Qualche settimana fa, nel mezzo di una chiacchierata su Messenger, la mia vecchia amica Giò ha inviato uno dei messaggi più teneri che abbia mai ricevuto.

Devo ammetterlo: mi ha un po’ commossa.
Primo: è impressionante il fatto che ancora lo ricordi, considerato che parliamo di almeno-almeno 18 anni fa;
secondo, anche io ricordo la stessa chiacchierata, che inaugurò formalmente una fase particolarmente sgradevole della mia vita: la fila di menzogne.
Per tutta l’esistenza, mi ero acrobaticamente destreggiata a sopravvivere in una casa dove quattro persone diverse si urlavano addosso e urlavano addosso a me,
tutto
e il contrario di tutto.
I bambini non hanno bisogno di tante parole, hanno solo bisogno che quelle che sentono corrispondano alla realtà;
quando realtà e parole cozzano, è un casino: una giungla ostile e tu non capisci dove sei, né con chi.
La Commedia dell’Arte di cui ero comparsa, aveva numerosi punti in comune con molte – troppe – altre case italiane:
il sesso è sporco e sbagliato
voler far sesso è sbagliato e tu fai cagare per il solo averlo pensato
il genere maschile è composto da una mandria di zombie con rotoli di peli di cazzo al posto del cervello che non sono interessati ad altro che a usarti;
i contraccettivi sono cose che conoscono solo le sporche puttane che fanno sesso prima del matrimonio;
se torni a casa incinta la tua vita e quella di tutta la famiglia è finita e l’artefice sei tu (come se non avessi già fatto abbastanza).
cose così.
Tipica, vincente, tattica
applicata nelle famiglie in cui si sono verificate gravidanze indesiderate,
e negli Anni di Piombo:
la Strategia del Terrore.
Quando una volta, tanto tempo fa, mi trovai di fronte alla prima vera occasione di contatto fisico, la prima cosa che feci fu mentire: gli dissi che – anche se non molto – qualcosa avevo già fatto.
Il ragazzo con cui persi la verginità, non ha mai saputo di essere stato anche il mio primo, vero bacio.
L’intimità con un’altra persona era da un lato una cosa che volevo, dall’altro un orribile tradimento alla mia famiglia;
un’esperienza da dividere con qualcuno che amavo, e una cosa che mi avrebbe sporcata per sempre, per cui ogni familiare non mi avrebbe più guardata in faccia;
sarebbe stato scegliere quella cosa disgustosa e vergognosa, fatta per persone deboli, incapaci di controllare i propri impulsi più bassi, sopra la propria famiglia.
Era chiedermi troppo, l’essere del tutto sincera. Avevo troppa paura.
E adesso bestemmio, e lo faccio nel mio dialetto: dio-bròt-boia
non fate MAI una cosa del genere alle vostre figlie.
Alla fine, non scelsi io per me: scelsero i miei ormoni
(mentre i miei neuroni, ancora se la combattono con una certa brutalità)
e il sesso era strano, nuovo, e francamente… non tutto ‘sto problema.
Non penso alle abilità di uno o dell’altro – che sono arrivate dopo un po’ – ma proprio in relazione al fenomeno: non c’era alcun terribile evento, ad attendermi dopo aver perso la verginità;
sotto alle mutande di lui non c’era niente di strano, dando per scontata la curiosa anatomia dell’organo riproduttivo maschile

Ripensandoci, mi sono chiesta se – in fondo – non fosse, colpa loro.
Erano anni in cui si sceglieva se affondare o restare a galla: c’era poco tempo da dedicare ai più piccoli e si cercava di rendere più efficace e incisivo il messaggio, col minore dispendio energetico possibile.
Ripensandoci meglio, ho pensato: CAZZATE.
C’era gente messa uguale, che ha risparmiato anni di terrorismo psicologico e senso di colpa ai figli. E se i miei lo avevano imparato, perché a propria volta gli era stato insegnato così, potevano accendere il cazzo di cervello.
Il fatto è che, più ripenso a queste cose, più rinforzo due effetti:
da un lato, mi sento meglio. Instabile, confusa, ma meglio;
dall’altro, man mano, perdo gradualmente ogni tipo d’interesse verso i miei familiari, parametro rispetto al quale mi ero sempre – involontariamente – definita.
Chissà poi perché, considerato che esistevo nella misura in cui facevo qualcosa che andasse bene a loro e stop.
E seguo questo processo accadere, con tutte le loro espressioni stranite e incomprensioni del caso, come fosse una cosa triste in sé, ma troppo lontana per riguardarmi.
Mi interessano sempre meno… ed è strano e inaspettato, come quei calzini fatta a guanti per le dita dei piedi. Anzi: meno d’impatto, non è brutto e non dà fastidio.
Oh beh, sarà che succede così a sentirsi dare della puttana per 15 anni.