Chiudo gli occhi e rivedo la via.
La guardo dall’alto, con la prospettiva hollywoodiana di una cinepresa in volo. Non esistono costruzioni in quel punto, da cui potersi affacciare ma conosco a fondo quel ricordo. Abbastanza da saperlo maneggiare.
La strada brulica, è mattina. Signore in bicicletta cariche di spesa, mogli sorridenti dietro carrozzine, vecchie bianche e turchine in camicie abbottonate. Non si vedono signori, tutti i maschi a lavorare. O al bar, carte e bianchino.
A meno che si tratti di consegne, muratori o del messo comunale, la mattina della strada è tutta donna.
E le donne si salutano, tra marciapiedi, dalle vetrine, in rocambolesche corse su due ruote. Alzano la voce, anche se la via è stretta; vanno pure scavalcati gli altri toni, le vetture di passaggio, quasi tutte di lamiera. Automobili che se sbagli, ti raccolgono affettato.
Dalle finestre, sui marciapiedi, sbucano teste che guardano giù, di donne in cucina che fanno i cucù. Chiamano quelle di sotto, a volte lanciano qualcosa e iniziano a ridere prima ancora che il bersaglio se ne accorga. La malcapitata dabbasso alza la testa e ancora la voce, invita a scendere e reclama vendetta, ma il cuculo ha l’acqua sul fuoco o i figli per casa o è furba abbastanza. Saluta e si chiude e le passanti per strada scorrono via, richiamate dalla casa, aspettate dalla prole, picchiettate con lancette di orologio.
Chiudono i negozi, si aprono le gabbie e sciami di studenti di una scuola professionale strepitano per strada. L’onda si esaurisce in fretta e la strada si riposa.
Trascorsi gli anni, anche lei è appassita, nonostante il maldestro rattoppo di buchi. La sua fauna è scomparsa, i negozi hanno chiuso e quel che rimane è una piccola arteria invecchiata, dove ora tutto passa più lento. Macchine e gambe, tutto tranne il tempo.
tu forse hai molti difetti, e sicuramente un dono che li cancella. scrivi.
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Che bel complimento…
Troppo buono però.
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Se cerano i ricordi, uno se li ricorda lucidamente.
P.S. Scemenze a parte, bel post, quasi fotografico.
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Grazie Silvan 🙂
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Casalinghe. Si chiamavano così, credo.
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Anche, ma poi è riduttivo: mica stavano tanto in casa 🙂
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Infatti. Sono sicuro il nome sia più riferito alle attività, che al luogo specifico.
Lungi da me qualsiasi discorso sessista, ma quelle figure mancano, mancano un sacco.
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Sì, beh… diciamo che manca un’epoca finita da un po’…
Non so se si stava meglio o si stava peggio, ma mi piaceva come si stava.
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https://mobile.twitter.com/aiiaco/status/614293987290128384
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Ahahahahaha! Jaccovitti era il preferito di mio nonno, quante volte ho letto quei fumetti… che a me invece non entusiasmavano così tanto (ero troppo piccola)
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ah beh, pensavo ad un link porno… meno male.
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lol
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Jac era imperdibile. Come potevi resistere ad uno che faceva fare “banghete!” alle pistole? Lo divoravo…
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Diobò, banghete! Vero vero, ho iniziato ad apprezzarlo da più grande, all’inizio lo leggevo solo perché piaceva a lui.
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Non piaceva nemmeno a me, all’epoca, tutti ‘sti salami che fuoriuscivano dal terreno li trovavo più stupidi che inquietanti; ma a distanza di anni ritengo sia stato un genio.
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Ahahahah, anche io
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